Wednesday 23 March 2011 |
Lo scenario italiano (sarebbe utile indagare le analogie in altri paesi) è caratterizzato non solo dalla forte ingerenza della chiesa cattolica, ma anche da forze politiche ancora legate al loro passato fascista e dall’emergere di nuovi soggetti politici territoriali neofascisti o fortemente xenofobi e omofobi. In questo contesto abbiamo registrato una tendenza all’assimilazione dei soggetti minoritari (in primis LGBTIQ) sulla base della disponibilità da questi espressa a offrirsi docilmente a legittimare discorsi razzisti, eterosessisti, repressivi. Per questa ragione è importante respingere qualsiasi tentativo di espropriare i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe della discriminante antifascista: le nostre soggettività non devono divenire complici di un ordine morale e politico che concede una legittimazione – peraltro solo vittimizzante e minoritaria – in cambio dell'assuefazione alla repressione. Non è accettabile rivendicare diritti e tutele a ogni costo, fino a rischiare di cadere vittima di una sorta di Sindrome di Stoccolma che può portare settori della scena lgbt ad essere benevoli nei confronti dei propri aguzzini o, nei casi peggiori, a chiedere proprio agli aguzzini protezione e riconoscimento. Questo non è uno scenario remoto, tanto più nella nostra democrazia sessuale fantasma in cui, quando la delega alle istituzioni produce un’assunzione delle istanze di genere, gli esiti sono comunque conservatori, moralisti e repressivi. Ad esempio, l’unica azione dei governi italiani contro l’omofobia è stata una campagna di sensibilizzazione, promossa dal ministero delle pari opportunità e accolta col plauso di gran parte del movimento, che consisteva principalmente in uno spot incentrato sul diritto/obbligo alla privacy/nascondimento. Alcune delle tematiche su cui chiamiamo a presentare contributi: Politiche omo-nazionaliste e/o omo-imperialiste in Europa Connivenze tra movimenti LGBT e destre (anche neo-naziste) Genere e sessualità nelle democrazie sessuali conservatrici
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